Anche dopo anni nel mondo del vino, mi capita ancora di farmi condizionare da pregiudizi pregressi.
L’idea di un progetto perfetto in tutte le sue declinazione come sembra Monteverro dall’esterno, mi ha generato un po’ di dubbi che però non mi hanno spinto a desistere a prendere parte al PressTour in azienda.
In questi anni ho imparato che bisogna andare al di là dei pregiudizi e cercare di toccare con mano per avere l’opportunità di potersi ricredere.
I miei pregiudizi derivavano dalle informazioni che avevo sull’impronta aziendale, nonostante già in passato avessi assaggiati i vini ed alcuni mi erano piaciuti particolarmente (Chardonnay).
Monteverro nasce nel 2003 dalla volontà di una coppia proveniente da Bayern (George e Julia Weber) che decide di investire e fondare una cantina in un territorio dove la natura incontaminata è la vera protagonista, con una presenza quasi pari allo zero di vigna.
Appena arrivati decisero di impiantare in percentuale maggioritaria e quasi totalitaria vitigni internazionali.
L’enologo interno è Matthieu Taunay, ma affiancato dal consulente enologo di fama mondiale, Michel Rolland che si può definire come l’enologo più influente del mondo.
Michelle Rolland all’apice della sua carriera è arrivato a seguire 150 aziende in 13 paesi diversi e tra gli anni ’90 e 2000 ha praticamente messo “la firma” sui vini più premiati a livello internazionale.
in sostanza, il dubbio era quello di trovare una bellissima realtà ma dal poco legame al territorio e con un’impronta nei vini di natura internazionale che alla cieca potessero essere allocati in qualsiasi parte del mondo, ma mi sono ricreduto, e come!
Una volta arrivato ad accoglierci c’era lo staff, i coniugi Weber e Matthieu che ci ha guidati per tutta la giornata alla scoperta di Monteverro.
Abbiamo iniziato con un veloce tour della tenuta a bordo dei caravan fino al Belvedere, per poi tornare velocemente in cantina dato il meteo avverso.
Ci siamo poi spostati in cantina fino ad arrivare alla spettacolare barricaia dove sono presenti circa 1200 Barriques dalle quali abbiamo fatto vari assaggi per capire l’impatto di queste ultime e l’evoluzione dei vini nel tempo in base alla tipologia di affinamento.
Già dagli assaggi dei vari campioni si intuisce la qualità della materia prima che Matthieu ed il suo team si trovano a maneggiare quotidianamente.
Da qui ho iniziato a “sciogliere le riserve” e passare da fase dubbiosa e timorosa ad una fase di curiosità e voglia di approfondire.
Il pranzo stellato di Valeria Piccini
Per concludere la giornata, George e Julia ci hanno deliziato con un pranzo stellato, curato dalla chef Valeria Piccini.
Un omaggio che ha ulteriormente sottolineato la loro passione per l’accoglienza e la volontà di lasciare un piacevole ricordo a chiunque visiti Monteverro.
Il pranzo è stato un viaggio sensoriale unico, dove ogni piatto esaltava le caratteristiche dei vini di Monteverro, creando un connubio perfetto.
L’apice del pranzo è stato senza ombra di dubbio il piccione, il piatto che ha portato alla ribalta Valeria e la sua cucina.
Per l’occasione è stato preparato il “piccione alla brace laccato alle more fermentate e aglio nero” a cui sono state abbinate ben 4 annate del vino di punta, il “Monteverro“.
Le annate selezionate sono state rispettivamente la 2008, 2011, 2019 e la 2020, consentendoci cosi di fare una mini-verticale nella storia di Monteverro.
Monteverro è un blend di 45% cabernet sauvignon, 40% cabernet franc, 10% merlot e 5% petit verdot.
Nasce dalle migliori parcelle, ognuna vinificata separatamente e affina per 24 mesi in barrique di rovere francese per il 70% nuove.
Una mini-verticale che ha raccontato tanto dell’evoluzione e i cambiamenti che sono susseguiti nel corso degli anni sui vini di Monteverro.
Da una fase inziale di ispirazione totale ai vini internazionali ad una ricerca profonda della territorialità e soprattutto di una propria identità, che con l’annata 2019 è stata definitivamente trovata.
Una giornata che mi ha fatto venire via con una convinzione e consapevolezza diversa rispetto alla mattina quando sono arrivato, ho trovato un’azienda che ha saputo evolvere in maniera intelligente andando alla ricerca di una propria identità e che in pochi anni ha già raggiunto livelli qualitativi molto alti.
Luca Brandini